Articolo uscito sulla rivista Diritto Penale della Globalizzazione il 17/01/17
Il contesto costituito dai Paesi Centro-americani soprattutto da quelli del cosi detto “triangulo norte” e cioé da Guatemala, El Salvador ed Honduras, non é solo tristemente famoso per essere la concentrazione dei tre Paesi a piú alto tasso di omicidi di tutto il mondo (rispetto alla popolazione residente), ma é anche un bacino importante di crescita della criminalitá organizzata internazionale.
La vicinanza con il Messico e quindi la prospettiva dell’esodo verso gli Stati Uniti aggiunge alle “rotte” del narcotraffico, quelle della tratta di persone e del contrabbando di armi, e lo fa in contesti di per sé molto idonei per il “lavado de dinero”, ma caratterizzati soprattutto da una profonda e radicata impunitá.
Ma se il Triangulo norte é la punta dell’iceberg di questi fenomeni, l’intero contesto Centro Americano, articolato in ben otto Stati indipendenti, a vario titolo ad in modalitá differenziate, offre un contesto molto appetibile per la criminalitá organizzata tanto che insieme ad un “antico” desiderio di integrazione Regionale economica ed infrastrutturale, gli otto paesi condividono una prioritá assoluta nella ricerca di sicurezza .
Chiaramente a cominciare dagli Stati Uniti, ma anche per molti Paesi Europei i problemi del Centro America non sono assolutamente eludibili perché sono legati a doppio filo con le organizzazioni criminali che operano nei contesti planetari e che in C.A. trovano troppo spesso un rifugio, variegato, ma pur sempre con alta impunitá.
Da almeno un decennio l’Italia partecipa a livello crescente a questo scenario, inizialmente con episodici sostegni delle nostre forze dell’ordine alle forza locali di contrasto al crimine, poi con attivitá formative mirate alla Sicurezza Democratica di quei Paesi a partire dal sostegno all’Integrazione Regionale, ma a seguire, subito dopo, al sostegno alle strategie di contrasto al crimine e di condivisione delle proprie esperienze contro le nostre mafie (che poi si ritrovano anche la).
Per parlare di cosa ha fatto, cosa stia facendo e come si potrá evolvere il sostegno italiano alla sicurezza in questi particolare scenario Centro Americano è prioritario delineare come sia oggi conformato il contesto istituzionale nel quale é possibile operare.
Al di sopra dei singoli Paesi, i riferimenti di base, solidi, ma non solidissimi, di questo contesto sono costituiti schematicamente, da un’istituzione regionale il SICA (Sistema della Integrazione Centroamericana) e da un programma, l’ESCA (Strategia della Sicurezza in Centro America).
Il SICA (Sistema della Integrazione Centroamericana) è il quadro istituzionale dell’integrazione Regionale del Centro America che è stato costituito dalle Repubbliche di Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panama, Belize e piú recentemente dalla Repubblica Dominicana.
Questo processo di integrazione ha avuto inizio nel 1951 quando i governi di Costa Rica, El Salvador, Honduras, Guatemala e Nicaragua, sottoscrissero la Carta di San Salvador, che creò la Organizzazione degli Stati Centro Americani ODECA, con sede nel Salvador .
Il SICA, Sistema della Integrazione Centro-americana, fu costituito il 13 dicembre 1991 con la sottoscrizione della Carta della Organizzazione degli Stati Centroamericani (ODECA) o “Protocollo di Tegucigalpa” che riformò la Carta della ODECA, sottoscritta a Panama il 12 dicembre 1962, ed entrò in funzione formalmente il 1 febbraio 1993.
L’istituzione del SICA fu ampiamente sostenuta dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Risoluzione A/48 L del 10 dicembre 1993) lasciando il Protocollo di Tegucigalpa debitamente iscritto all’ONU, permettendo la sua internazionalizzazione e permettendo agli organi ed alle istituzioni regionali del SICA di relazionarsi con il Sistema della Nazioni Unite.
Il Sistema venne disegnato prendendo in considerazione le precedenti esperienze per l’unificazione della regione, come le lezioni correlate ai fatti storici della regione, e quindi le crisi politiche, i conflitti bellici ed i regimi dittatoriali.
Tenendo presente questo come base e considerando le trasformazioni costituzionali interne e soprattutto l’esistenza di regimi democratici nella regione, venne fissato l’obiettivo fondamentale che consiste nella realizzazione della integrazione del Centroamerica, in modo da costruire una Regione di Pace, Libertà, Democrazia e Sviluppo, basata fortemente sul rispetto, sulla tutela e sulla promozione dei diritti umani.
Il 29 ottobre 1993 viene sottoscritto il Trattato Generale di Integrazione Economica Centroamerica, nel quale le parti si compromettono di raggiungere, in maniera volontaria, graduale, complementaria e progressiva, la Unione Economica Centroamerica. Per questo fu costituito il Sistema di Integrazione Economica, il cui organo tecnico ed amministrativo è la Segreteria di Integrazione Economica Centroamerica (SIECA) che ha sede in Guatemala.
Il 30 marzo 1995, è stato sottoscritto il Trattato di Integrazione Sociale Centroamericana, il quale organizza, regola e struttura il Sub sistema Sociale, comprendente l’area sociale del SICA, ed è stato istituito per dare un impulso al coordinamento, ed all’ armonizzazione e per far convergere le politiche sociali tra di loro e con le altre politiche degli Stati Membri del SICA.
Ma subito, nello stesso anno, la preponderanza della politica di sicurezza in tutti gli stati centro americani (o meglio la necessitá di fronteggiare una criminalitá diffusa e crescente) sull’onda dell’integrazione sociale portó al Trattato Quadro di Sicurezza Democratica che è stato sottoscritto a San Pedro Sula, Honduras, il 15 dicembre 1995.
Questo strumento ha istituito l’iniziale Modello Centroamericano di Sicurezza Democratica, che si basa sulla democrazia, sul rafforzamento delle sue istituzioni e sullo Stato di Diritto partendo dalla constatazione di essere in presenza di una totalità di Governi eletti per suffragio universale, libero e segreto e nel pieno rispetto di tutti i diritti umani negli stati Centroamericani.
I fondamenti del Modello di Sicurezza Democratica sono tra gli altri il rafforzamento del potere civile, l’equilibrio ragionevole tra le forze, la sicurezza delle persone e dei suoi beni, la sradicazione della violenza, della corruzione, dell’impunità e delterrorismo, la lotta al narcotraffico ed al traffico d’ armi.
Non va dimenticato che si tratta di Paesi molti dei quali, in modo diverso, erano usciti da durissime guerre civili e quindi pieni di armi, pieni di ex soldati o ex guerriglieri e quindi con una societá civile ancora carica di “rancori” , ma anche di bisogni primari e di una “educazione” prevalentemente basata sulla violenza.
I buoni propositi del Modello di Sicurezza Democratica potrebbero apparire retorici e scontati, mentre erano una prima elencazione di una prioritá di obiettivi del vivere civile di qualunque popolo, ma che poi, all’atto pratico, venivano fortemente condizionati da un contesto di totale insicurezza, di bassissimo valore della vita umana, di diffusa criminalitá anche minorile che non permettevano il crearsi di condizioni minimali per costruire una societá realmente “civile”.
L’espulsione massiccia dagli Stati Uniti di “maras” e “pandillas” soprattutto salvadoregne trasferí non solo modelli, ma addirittura una “cultura” criminale prevalentemente minorile nel fragilissimo contesto d’origine degli espulsi e dilagó con modalitá differenziate nei paesi limitrofi al Salvador accrescendo l’offerta di criminalitá a basso costo ed alta efferratezza per l’utilizzazione da parte del crimine organizzato transnazionale.
Il problema é cosí diffuso e generalizzato, ma anche diversamente articolato tra i vari Stati centro americani che a dicembre 2007 dai Capi di Stato e di Governo dei Paesi del SICA fu adottata una comune Strategia della Sicurezza in Centro America, in sigla l’ESCA.
A partire da questa decisione, la Segreteria Generale del SICA ha attivato il coordinamento degli apporti di tutti I Paesi del SICA nel processo di definizione ed aggiornamento dei contenuti del ESCA, ed ha assicurato un regolare coinvolgimento delle Istituzioni Internazionali, dei Paesi osservatori del SICA, delle Agenzie di Cooperazione ed anche degli altri Blocchi regionali finalizzati all’integrazione.
In questo contesto a giugno del 2011 si è realizzata la Conferenza Internazionale di Appoggio alla Strategia della Sicurezza in Centro America con la quale si è conseguito l’importante risultato di coinvolgere la comunità internazionale sul tema della sicurezza in Centro America ed ottenerne il più alto appoggio politico.
Dando seguito ai risultati della Conferenza del 2011 si poi è passati a concretizzare la Strategia della Sicurezza in Centro America identificando quattro specifiche componenti del ESCA articolate ciascuna in più Progetti per un totale di 22 Progetti specifici condivisi da tutti I Paesi del SICA.
Le Quattro componenti dell’ ESCA sono :
- Contrasto al Crimine;
- Prevenzione Sociale della Violenza;
- Reinserimento, recupero e sicurezza carceraria;
- Rafforzamento istituzionale.
Successivamente si sono attivati tavoli di lavoro per la negoziazione dei 22 Progetti in ambito internazionale e con il cosiddetto “ Gruppo di Amici del ESCA”.
Allo stato si sono già avviati molti Progetti, soprattutto per le componenti A) e D) e comunque tutti gli aiuti internazionali sulle tematiche della Sicurezza in America Centrale vengono convogliati o direzionati verso queste quattro componenti e più precisamente verso i 22 progetti nelle quali le componenti sono articolate.
Obiettivo Generale della ESCA resta quello di definire le iniziative necessarie per rafforzare la sicurezza delle persone e dei loro beni nella regione centroamericana, permettendo alle popolazioni di raggiungere gli obiettivi per uno sviluppo umano sostenibile.
Tra gli obiettivi specifici – per combattere più efficacemente le attività criminali regionali – vi è quello di favorire il coordinamento e l’interscambio di informazione ed esperienze tra le diverse istanze e agenzie operative della regione e di incentivare la graduale armonizzazione delle legislazioni dei singoli Paesi, soprattutto nel settore del sequestro e della confisca dei beni derivanti da attività illecite.
Ciò allo scopo di sottrarre “linfa vitale” alle organizzazioni criminali transnazionali (in primo luogo i cartelli dei narcos messicani), che usano i flussi di denaro “sporco” loro destinati per consolidare ed espandere le loro attività in tutta l’area centroamericana.
Come Paese osservatore del SICA e come membro del “Gruppo di Amici dell’ESCA” l’Italia, sin dal 2009, ha in corso una costante collaborazione con il SICA ed una partecipazione alle strategie dell’ESCA che é tuttora in corso.
Augusto Chiaia
Direttore della rete IILA-SICA
Le immagini in ordine sono: Presidenti dei paesi nel 1951; Mappa dei Paesi del SICA; Conferenza sulla Sicurezza in Centroamerica, 2011; Covegno alla Farnesina, 2015.